giovedì 28 gennaio 2010

mercoledì 27 gennaio 2010

E adesso mi serve ALT CTRL CANC

grande link postatomi dal Caly...non potevo non metterla:D




e in soccorso è arrivato anche VZ11...non ne dubitavo;)

martedì 26 gennaio 2010

340 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di indirizzi in totale

La Number Resource Organisation è un ente che rappresenta gli interessi dei cosiddetti Regional Internet Registres, altri enti che hanno in gestione gli indirizzi IP per conto della IANA, organismo che li assegna a chi ne fa richiesta. Aggiungeremmo che la Iama fa parte dello Iab, ma forse il discorso diventerebbe troppo complesso. A che serve tutta questa burocrazia? Ad avvisarci che lo spazio su internet sta velocemente finendo. Quante altre volte avete sentito questa storia? Spesso, crediamo.
I primi avvisi giunsero proprio all'alba della storia del Web, come una sorta di memento mori che forse però non teneva conto della supersonica velocità di sviluppo dello stesso. Beh, pare che adesso, stiano davvero finendo gli indirizzi. Come tutti sanno infatti, ad ogni sito corrisponde un unico indirizzo IP, rappresentato da una serie di numeri, ai quali viene conferito anche un nome, come www.wired.it, perché possa essere più facile da raggiungere per il navigatore. Facendo dei calcoli, pare che sia rimasto libero solo il 10% di spazio tra tutti gli indirizzi disponibili ed è quindi ora di cambiare protocollo.
Già, perché il problema esiste in quanto non è stato ancora completato, ed anzi, siamo ancora ben lontani dall'essere anche solo vicini al suo termine, il passaggio dal sistema IPv4 a IPv6, ovvero ad un nuovo sistema di indirizzamento di rete, che usa otto gruppi di cifre esadecimali ciascuno. Che vuol dire all'atto pratico? Avere più spazio: gli indirizzi IPv4 sono codici binari a 32 bit e ce ne sono a disposizione più di 4 miliardi (ossia 232 , tutte le combinazioni di numeri comprese tra 0.0.0.0 e 255.255.255.255) . Il protocollo IPv6 permette di gestire fino a 2128 indirizzi (ossia molti, ma molti di più, per la precisione 340 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di indirizzi in totale ).
Dove sta la fregatura? Nel fatto che IPv4 e IPv6 non si parlano tra loro. Quindi è necessario un investimento globale, che finora ben pochi Paesi hanno fatto per passare al nuovo protocollo. Solo che, andando avanti alla velocità attuale, il tempo potrebbe non bastare. Raul Echeberria, segretario del Number Resource Organisation ha affermato che solo il 17% tra 610 enti, governi, pubbliche amministrazioni e imprese, considerate da un sondaggio realizzato dall'Unione Europea, hanno effettuato l'upgrade a IPv6. Il passaggio non è eccessivamente problematico, dicono gli esperti, ma è costoso, visto che bisogna aggiornare o sostituire software e hardware.
Finora sono astati utilizzati alcuni escamotage, come mettere 25 web server su un solo IP, ma ora le scorciatoie non bastano più. Insomma, anche stavolta è una questione di soldi, ma il problema, dopo tanti al lupo al lupo, è serio e va risolto in fretta. Certo, anche cercare di rintracciare gli indirizzi assegnati da più di X anni, oramai inutilizzati e ridistribuirli non sarebbe nemmeno la peggiore delle idee.


fonte:
Wired

lunedì 25 gennaio 2010

Sogni di bambino

Da bambino avrei voluto il mio stereo personale...ma finivo sempre con i "plasticoni tutto-un-blocco"...quindi adesso sto scartabellando eBay per soddisfare sto capriccetto:D

per il momento siamo a due pezzi:

1). amplificatore


2). equalizzatore:



sto in asta per un lettore cd (non so se continuare con technics o passare a marantz, e non so manco se prenderlo...avrò in totale 4 cd hehehehehe) e per la radio sempre technics (per il momento sta a 16 euro:) )

vi terrò aggiornati;)

Check Google Page Rank

venerdì 22 gennaio 2010

Embeh!!!!!




Diciamo che sono bravi tutti e due, ma è meglio che ognuno rimanga la suo posto!!!!

giovedì 14 gennaio 2010

KAWASAKI WORLD CHAMPION!!!!!


Lo statunitense Scott Russell è stato uno dei miti della Superbike della prima metà degli anni ’90. È stato l’unico pilota della storia a vincere un titolo della SBK con la Kawasaki, è stato definito Mr. Daytona, per le numerose vittorie sul triovale della florida, ma ha avuto una carriera caratterizzata da grandi vittorie, alternate a grandi delusioni e incidenti. Russell ha vinto un titolo iridato Superbike, un titolo AMA Superbike e 3 titoli AMA Supersport, ha colto una vittoria alla 8 Ore di Suzuka, e 5 affermazioni alla 200 Miglia di Daytona.

Russell debutta nelle corse nel 1986, partecipando ad alcune gare americane della classe 750 Supersport. Nel 1989, con la Suzuki, prende parte come wild card alla tappa americana del mondiale SBK a Brainerd, chiudendo 15° e 17°. Nel 1990 passa alla Kawasaki, vince il suo primo titolo AMA, nella classe Supersport 750 (che riconquista anche nei due anni successivi, diventando il pilota più vittorioso della classe 750 negli States) e torna nel mondiale SBK, sempre come wild card nella gara di Brainerd, dove chiude 10° e 7°. Nel 1991, oltre alla tappa americana, dove chiude due volte secondo, salendo così per la prima volta sul podio iridato, Russell corre, sempre con la Kawasaki, anche le due manche di Sugo, in Giappone.

Nel 1992 le presenze dell’americano nel mondiale delle derivate dalla serie si fanno sempre più numerose. Inoltre vince i titolo AMA SBKe SS 750 e la sua prima 200 Miglia di Daytona. Il 1993 è l’anno del titolo iridato, dopo un gran duello con Carl Fogarty. Quell’anno corre e vince anche la 8 Ore di Suzuka, ma nel 1994 si deve piegare al britannico della Ducati. Chiude secondo il mondiale, ma vince nuovamente a Daytona.

Il 1995 inizia bene per Russel. Vince la 200 Miglia di Daytona battendo Fogarty, nonostante una caduta al primo giro e, all’oscuro del team Kawasaki (col quale corre il mondiale SBK), inizia a trattare col team Lucky Strike Suzuki, per prendere il posto di Schwantz in 500. Corre le ultime gare del Motomondiale di quell’anno e nel 1996 prende parte a tutto il campionato. Corre la 200 Miglia di Daytona con una Suzuki Superbike, ma viene battuto da Miguel DuHamel.

Dopo piccola la parentesi 500, nel 1997 torna nel mondiale SBK con il team Yamaha, col quale disputa anche la stagione successiva, vincendo entrambe le edizioni della 200 Miglia. Nel 1999 Russell torna negli States, porta in pista la Harley-Davidson VR1000 nel campionato AMA Superbike col team ufficiale, col quale disputa anche la stagione 2000.

Nel 2001 la Ducati lo ingaggia per correre il campionato AMA Superbike. L’obiettivo è il titolo, ma soprattutto vincere la 200 Miglia, gara che la Ducati non ha mai vinto. Per Russell, le premesse per conquistare la sesta affermazione ci sono tutte. Ma al via la sua Ducati si spegne e viene colpito da un pilota che partiva dalle retrovie. L’incidente ebbe ripercussioni pesanti sul fisico del pilota della Georgia, che quasi rischiò di perdere una gamba.

Per questo motivo, nel 2002, decise di ritirarsi ufficialmente dalle competizioni. Nel 2008 Scott decise di tornare in sella, a Daytona. Corse la gara con una Yamaha R1 Superstock di un team privato, gestito da amici, ma per Mr. Daytona, la gara, l’ultima alla quale prese parte, fu giusto un ritorno in sella senza troppe ambizioni.