giovedì 11 dicembre 2008

The Universal Declaration of Human Rights

giochetto

Hit the Jackpot 2


Ancora migliorato, eccoci al secondo appuntamento con questo incredibile gioco di tiro con l'arco.
Inserite il vostro nome, scegliete la nazionalità, e sfidate i giocatori più forti del mondo cercando di scalare la classifica.
Per ogni tappa avrete a disposizione ben 8 tiri, calcolate la potenza e la direzione del vento, quindi mirate e scagliate la vostra freccia. In alto a destra avrete il pannello di controllo con cui scegliere la direzione del lancio; è molto sensibile quindi siate il più precisi possibile.

Per giocare prendete la mira con il MOUSE (muovendolo sopra il pannello di controllo), e tirate con il CLICK sinistro.



martedì 2 dicembre 2008

...un anno fa

TRATTO DA GAZZETTA.IT


MILANO, 1 dicembre 2008 - La prima volta era solo curiosità: bisognava pur vedere che faccia avesse quel diciannovenne che maneggiava una Ford Sierra XR4 sulla neve della Svezia. Per i tempi che inanellava con una certa frequenza, ma soprattutto per quel cognome, McRae, noto alla gente dei rally grazie al padre Jimmy. Il capofamiglia non era riuscito a sfondare nel mondiale, ma anche se aveva passato da un pezzo la soglia dei quarantanni, continuava ad essere protagonista nel campionato britannico. Un tipo pacioso che nel tempo, dispensando sorrisi, s’era fatto un sacco di amici nell’ambiente.
DIVERSO - Colin era diverso dal babbo. Intanto nel fisico: più alto, decisamente più magro e con un viso che pareva tagliato col picozzino come certe sculture. Ma soprattutto nel carattere: sorrideva poco e parlava anche meno. Alle domande di quel manipolo di addetti ai lavori che per un po’ aveva smesso di interessarsi ai protagonisti giusto per sapere qualcosa di lui, rispondeva a monosillabi. Aveva altro a cui pensare e non faceva niente per nascondere di considerare una scocciatura parlare di sè...
TALENTO PURO - Due anni dopo, a quegli stessi cronisti lo cercavano per farsi raccontare cosa provasse dopo aver sfiorato il podio con una monumentale Subaru Legacy in un Acropoli ancora lungo e massacrante, scoprirono che Colin era dannatamente bravo anche nel farsi non trovare. A parlare per lui era ancora il babbo, tessendone gli elogi e insistendo sulle doti equilibristiche dell’erede: "Ha talento", sentenziava gongolante. Aveva ragione, McRae senior. Quel ragazzo aveva davvero talento, era un talento. Grezzo, però. In grado di compiere imprese al limite dell’impossibile, ma anche di perdere tutto quando il più era fatto. Il Ragazzaccio seguiva sempre e solo il suo istinto quasi animalesco, impermeabile ai consigli di David Richards e di Malcolm Wilson e indifferente agli sfottò: "So — diceva quando il numero delle scocche da lui piegate era già considerevole — che alcuni mi chiamano Rolin McCrash, ma la cosa non mi disturba affatto. Quello che conta, per me, è cercare sempre di dare il massimo e di battermi per essere il più veloce, per vincere". Spesso ce l’ha fatta: nelle sue dieci stagioni a tempo pieno nella serie iridata ha conquistato un Mondiale e collezionato venticinque successi. Tanti, ma non tantissimi. Meno di quelli che avrebbe ottenuto facendo almeno di tanto in tanto il ragioniere.
CUORE E PASSIONE - Ma far di conto non era il suo forte. Misurare l’impegno con il bilancino non era nella sua indole. E poi mettersi tutti dietro senza andare al massimo non sarebbe stata la stessa cosa, non sarebbe entrato nel cuore di legioni intere di appassionati in tutto il mondo. Invece è entrato nella leggenda, è diventato un mito. Anche per il conosciutissimo videogame al quale aveva dato il nome, certo, ma anche per quel suo aggredire ogni metro, ogni singolo centimetro di prova speciale come se fossero sempre gli ultimi, quelli decisivi. Ha continuato a parlare poco e rigorosamente solo quando gli andava di farlo, senza curarsi di chi aveva di fronte. Tanto, per lui, parlavano le sue gesta.


Guido Rancati